Fare l’imprenditore è difficile, ancor di più se – come si suol dire – si mettono i bastoni tra le ruote alle aziende. Ancora più complicato è se questi intoppi arrivano da chi dovrebbe far rispettare leggi e regole.
Ad inizio giugno su Radio Roma News Tv, in una puntata del programma Extra, l’Associazione contro la Malagiustizia Italiana ha formulato una denuncia molto forte e coraggiosa, che parla di storie, di truffe, di vite: centinaia di imprenditori italiani, titolari di aziende capitalizzate che godevano di buona salute con fatturati floridi e tanti clienti, si sono ritrovati a dover affrontare una condizione di cui si è sentito parlare molto negli ultimi tempi, ossia i cosiddetti fallimenti truffa, fatti secondo uno schema ben preciso e per i quali si sono già celebrati dei processi.
In Italia, spesso, siamo portati a pensare che il fallimento di una società possa capitare per una crisi economica, come spesso accade, o errori di gestione. Ci sono moltissimi altri casi che vedono interessati motivi contingenti o piccoli ritardi nei pagamenti. E i casi che si conoscono sono solo la punta dell’iceberg: sono più frequenti di quanto sembrerebbe anche a Roma e nel Lazio. Si pensi solo che ogni anno in Italia falliscono diverse migliaia di aziende: nel 2023 il dato risaliva a 5.468, in leggero aumento rispetto all’anno precedente, il 2022, ma in netta diminuzione (- 32,9%) rispetto allo stesso periodo del 2019 (pre-pandemia).
Fallimenti truffa, cosa c’è dietro?
C’è il sospetto che dietro a queste operazioni ci siano accordi tra banche, avvocati e commercialisti, tribunali e aziende disposte a rilevare per pochi soldi i beni delle aziende messe in liquidazione senza un reale motivo.
Ecco perché oggi – associazioni come quella presieduta da Paolo Bolici – chiedono alla politica di far luce su queste irregolarità.
“Si crea un danno enorme sociale, soprattutto, che no può essere più consentito. Adesso c’è stato un intervento di alcuni politici e speriamo venga fatta una giustizia che si meritano gli imprenditori.” Racconta ai microfoni di Radio Roma, Paolo Bolici, presidente Associazione contro la Malagiustizia Italiana.
Tra gli innumerevoli casi di persone che ormai si dedicano 24 ore su 24 ad avere – o tentare di avere – più chiara la situazione, c’è quello di Alessia Brunelli, che lavorava per la Brunelli Sud Spa, azienda di produzione di pecorino romano e di formaggi da tavola creata nel ’38 dal nonno, e che oggi vede trasformata la sua vita.
“Noi siamo stati vittime di un crimine giudiziario, un fallimento pilotato attraverso un concordato in continuità presentato presso il tribunale di Roma. Una volta che entri in quel circuito, in quel canale è la fine e non sai più come sistemare la situazione. Quindi il patrimonio è stato completamente dilapidato, trasferito il terreno di circa 70 ettari – come vedi con affaccio diretto sulla via pontina – a 25.000 euro.”
Lei, come tanti altri imprenditori, chiede giustizia affinché non si continuino a mietere vittime di fallimenti truffa le quali, in alcuni casi e nella peggiore delle ipotesi, oggi non possono più raccontare quanto accaduto.
“È un sistema che deve essere fermato assolutamente perché altrimenti chi fa più l’imprenditore in Italia? Le mafie? Sicuramente non imprenditori che si alzano alle 4 del mattino come è capitato alla mia famiglia.”